sabato 29 marzo 2008

MUTI VUOL SALVARE LE BANDE

Riccardo Muti: «Salviamo le bande»

«Tremila complessi sono in crisi e senza soldi Questo è un vero delitto culturale»

ROMA
È la banda il Panda della musica, l'«animale culturale» a rischio estinzione. Le storiche bande di paese, abbandonate dallo Stato, sono allo sbando e potrebbero chiudere. «Chiamiamo le cose come sono: è un delitto culturale», tuona Riccardo Muti. Il 14 giugno, per la prima volta nella sua carriera, al Ravenna Festival dirigerà una banda. Può sembrare una provocazione culturale, in realtà è un modo per richiamare l'attenzione su una realtà liquidata frettolosamente come un genere fuori moda. «Il mio vuole essere un omaggio alla crisi di tutte le bande d'Italia». Con lui risuoneranno gli squilli della banda di Delianuova, 80 ragazzi che suonano nella terra della 'ndrangheta, in provincia di Reggio Calabria; è il piccolo miracolo dell'Aspromonte, dove la musica non arriva. «Le bande rappresentano, per tante città del nostro paese, l'unica occasione di ascoltar musica, spesso gratuitamente». Muti aprirà e chiuderà il concerto, con le Sinfonie di Nabucco e Norma, «per sottolineare a chi di dovere l'importanza assoluta delle bande musicali». Per l'Unità, che alla crisi delle bande ha dedicato un'inchiesta, «chi di dovere » sono le Regioni che hanno il compito di reperire fondi con programmi triennali di intervento.

«DIPENDONO DALL'ASSESSORE DI TURNO»
Ma le 3 mila bande italiane dipendono dalla sensibilità dell'assessore di turno. Servono soldi per l'acquisto degli strumenti, gli spostamenti, i locali per le prove, i corsi di formazione. «Non devono essere istituti assistenziali, chi è responsabile non può alzare
Una delle 3 mila bande italiane le spalle con un vago sorriso ma ha l'obbligo di mantenere in vita queste compagini, dobbiamo dare uno stipendio a chi porta diletto e cultura in posti dove raggiungere un teatro è impossibile». Muti ha già ascoltato i ragazzi dell'Aspromonte quando andò con la sua Orchestra Cherubini a Reggio Calabria: «È un gruppo meraviglioso di strumenti a fiato con una disciplina artistica e umana straordinaria; hanno un portamento che sembrano usciti dai collegi più prestigiosi di Oxford; hanno passione e amore». Si ferma: «Hanno digni-tà». Il maestro ha passato la Pasqua a Molfetta, la sua città, dove ha seguito «le processioni del Sud, quelle dei Misteri, una tradizione centenaria sempre seguita dalle bande. Ho conosciuto fior di strumentisti, che venivano dalle bande ». Muti vuole sciogliere il nodo del disinteresse, il luogo comune delle marcette militari e delle fanfare: «Banda non è sinonimo di qualità inferiore, né di strumenti popolari e di bocca buona con cui ci si può arrangiare. Al contrario, sono strumenti nobili, pensate a Verdi quanto deve alle bande che ascoltava da ragazzo, e che lui usa per annunciare l'arrivo del re Duncano nel Macbeth». E in epoca moderna Stravinskij e Hindemith. «E prima ancora Bellini, Berlioz, Spontini che nel second'atto dell'Agnese di Hohenstaufen usa una banda enorme che fa la funzione dell'organo ed è uno dei momenti sublimi di quell'opera». Ha passato tante serate a sentire le bande, a Lanciano, a Francavilla, a Besana Brianza dove l'hanno fatto cittadino onorario: «Usano strumenti che non ci sono nelle orchestre, le oficleidi, i flicorni, i bombardini, la famiglia dei sassofoni, l'eufonio che sembra un bel nome antico ed è un corno tenore». Il grande impulso nel repertorio bandistico avvenne durante la Rivoluzione francese, si trattava di riempire la vita associata con nuovi rituali, odi e inni, non solo quelli chiesastici. «All'estero i paesi civili hanno bande meravigliose. I nostri ragazzi delle bande hanno studiato nei conservatori, non dal padre che ha il negozio da barbiere».

«TOTO' DIRETTORE MANCATO»
Maestro, ricorda Totò a colori, quando dirige la banda come un pupo siciliano? «Un grande attore, un poeta, l'autore di Malafemmena. In quel film fa un gesto musicale in forma di gioco, ma ogni gesto è di una tale precisione che non è solo a ridosso della musica, evoca il suono che sta per produrre. Se Totò avesse fatto il direttore d'orchestra, sarebbe stato uno dei più grandi del secolo. Sarebbe bene mostrare alle classi di direzione d'orchestra Totò che dirige la banda, non solo quando fa il tric trac e i mortaretti ma nei pizzicati, nei legati, negli staccati, per capire che una certa mimica è in diretto contatto con la musica».La missione possibile di Muti a Ravenna: ridare nobiltà al repertorio bandistico.
Valerio Cappelli 27 marzo 2008

mercoledì 19 marzo 2008

BACENO Vs SANT'ANTIOCO




Dal 28 agosto al 02 settembre la Gloriosa Banda di Baceno sarà in trasferta a Sant'Antioco in Sardegna. Il luogo, eletto tra i primi 8 siti italiani per purezza delle acque balneari, sarà sede di leggendarie manifestazioni musical popolari nonchè di eventi culinari in quei pochi ma intensi giorni. A tutti i partecipanti, fin da ora un augurio e una raccomandazione: eleganza e...No Limits!

BBB

PER APPROFONDIRE IN CINQUE MINUTI:
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L'isola di Sant'Antioco su cui si trova la cittadina omonima, è la maggiore delle isole sarde e con i suoi 109 km² è la quarta d'Italia per estensione dopo Sicilia, Sardegna e l'Isola D'Elba, la settima del Mediterraneo per estensione. Distante da Cagliari 87 Km circa, si raggiunge percorrendo la s.s. 130 in direzione Iglesias fino al suo congiungimento con la s.s. 126 che porta direttamente all'isola, sui cui si arriva attraversando un ponte moderno. Il territorio dell'isola è diviso fra il comune di Sant'Antioco, il più popoloso e che sorge sulle rovine dell'antica città fenicio-punica di Sulci, e quello di Calasetta, secondo centro abitato più importante dell'isola. Sono inoltre presenti il piccolo borgo turistico di Maladroxia, che fa capo a Sant'Antioco e quello di Cussorgia in zona Stann'e Cirdu, in territorio di Calasetta.
Parte dell'isola è coltivata a vigneti di Carignano da cui si produce un ottimo vino D.O.C.
L'isola, oltre ad avere un pregevole patrimonio archeologico, offre panorami mozzafiato di scogliere a picco sul mare sul lato ovest dell'isola, piccole cale e insenature sabbiose sul lato est, ottima cucina tradizionale a base di pesce, molluschi (arselle e vongole) e crostacei (aragoste). Sull'isola è ancora viva la tradizione della navigazione "a vela latina"; Sant'Antioco è tra i pochissimi comuni in Italia in cui sopravvive la tradizione dei maestri d'ascia e la costruzione di barche presso piccole aziende a carattere famigliare.
Si segnalano principalmente il Museo Archeologico Ferruccio Barreca, la Basilica di Sant'Antioco, il forte sabaudo "Forte Su Pisu", il Museo etnografico, gli ipogei punici adattati ad abitazioni ("S'arruga e is gruttas"), il Tophet, la Necropoli, gli insediamenti nuragici.

SERVIZIO A CRINO

PASQUETTA COMING SOON LUNEDI' 24 MARZO SI SUONA A CRINO PER LA FESTA DELLA FRAZIONE.
NON MANCATE E SE CI RIUSCITE...ARRIVATE FINO IN FONDO CON NOI (...)
BBB

venerdì 14 marzo 2008

PROVE



Le prossime prove saranno il giorno MARTEDI' 18 MARZO 2008

VI ASPETTIAMO TUTTI!!